Ma come fai a caricare una Tesla con soli 3 kW?

Molti lettori di questo blog-libro mi chiedono come faccio a gestire la carica domestica di un’auto elettrica su un contatore da soli 3 kW senza una colonnina apposita (ho fatto installare soltanto una presa industriale nel mio posto auto). 

Non mi salta il contatore? E non ci vuole un’eternità a caricare una batteria grossa come quella di una Tesla Model S, da 70 kWh? Che succede se ho improvvisamente bisogno di partire e sono a secco?

La risposta è che in realtà il mio contratto di fornitura elettrica mi consentirebbe di caricare anche a 11 kW (il massimo consentito per la carica in corrente alternata dalla mia auto), per cui il contatore non salta; ho un caricatore mobile da 11 kW, ma non lo uso quasi mai; e tengo l’auto sempre pronta a partire con la batteria quasi completamente carica (80%), per cui non sono praticamente mai a secco (ditemi se invece non vi è mai capitato di mettere l’auto a carburante in garage lasciandola in riserva e dicendo “Farò benzina domani”, per cui in caso di emergenza dovrete prima di tutto andare a fare rifornimento). Faccio tutto questo usando solo un caricatore mobile da 3 kW, fornito insieme all’auto.

La mia tecnica è semplice: non appena arrivo a casa, collego l’auto alla presa e imposto l’avvio della ricarica automatica notturna (a tariffa ridotta, dalle 22 alle 6) a 3 kW. Questa è una cosa che si può fare anche in Italia, dove i contratti di fornitura standard sono da 3 kW ma possono essere portati a 6 kW in fascia notturna senza aggravi di spesa.

In questo modo l’auto carica 3 kW ogni ora, equivalenti a circa 15 km di autonomia aggiuntiva per ogni ora di carica. Ho quindi otto ore ogni notte per caricare con la tariffa minima, per cui in una notte posso aggiungere 120 km di autonomia, che di solito sono più che sufficienti per la percorrenza del giorno successivo. 

Se ho bisogno, posso anche anticipare l’inizio della carica o posticiparne il termine: mi costa un pochino di più, ma con una carica che parte dopo cena (alle 20) e finisce la mattina alle 8 ho 12 ore di carica a disposizione, pari a 36 kWh (circa metà della batteria) e 160 km di autonomia ricaricata in una notte.

Il segreto, infatti, è che è raro arrivare a casa a secco e dover fare subito dopo un altro viaggio lungo, per cui normalmente basta un rabbocco della carica preesistente. In pratica, se faccio meno di 120 km al giorno di media, ogni giorno consumo meno di quello che posso ricaricare in una notte, per cui man mano si accumula un avanzo di carica nella batteria.

Per esempio, supponiamo che io faccia un viaggio che consuma quasi tutta la carica (circa 330 km): arrivo a casa praticamente a secco e metto l’auto sotto carica, senza dovermi fermare al distributore come avviene con un’auto a carburante, e l’indomani mattina ho già metà carica e sono pronto per un altro viaggio o per un’emergenza. Se non devo fare viaggi lunghi, la sera successiva completo la ricarica. Fermo la ricarica quando raggiunge l’80% (cariche superiori accorciano la vita della batteria) e l’auto riposa quindi in garage praticamente sempre pronta a partire con il “quasi pieno”: la porto al 100%, se mi serve, mentre mi preparo per la partenza.

Questo è il grande vantaggio della carica elettrica domestica: mentre con l’auto a carburante bisogna andare appositamente a rifornirla, per cui si tende a fare il “pieno” ogni tot giorni e man mano il serbatoio si svuota fino alla prossima visita al distributore, con l’auto elettrica si fa un rabbocco ogni notte senza doverci neanche pensare. Basta lasciare l’auto collegata alla presa e programmare la ricarica automatica.

Se mi capita (molto raramente) di dover fare due viaggi lunghi uno dopo l’altro in giorni successivi, posso fare il “pieno” a casa usando il caricatore da 11 kW, che mi porta da 0 al 100% in circa 7 ore, oppure andare a una colonnina rapida e fare il “pieno” in un’ora. In due anni di uso di quest’auto mi è capitato soltanto due volte: una volta ho risolto caricando a 11 kW durante la notte, l’altra ho risolto fermandomi a una colonnina rapida durante il pranzo.

Preferisco comunque caricare molto lentamente (a 3 kW) perché la carica lenta stressa meno la batteria e ne prolunga la vita.

Faccio un esempio pratico per chiarire: normalmente l’auto è in garage, già carica all’80% e posso partire con un “quasi pieno” in qualunque momento. Se so che l’indomani dovrò fare un viaggio particolarmente lungo, posso portare la carica al 100% in 5 ore di carica lenta (o un’oretta e mezza di carica meno lenta), per cui imposto la carica in modo che arrivi al 100% poco prima dell’orario della partenza. Faccio tutto questo senza dover uscire di casa, direttamente dall’app sul telefonino.

Ho fatto un esperimento per raccogliere dati concreti: ho fatto un viaggio che mi ha fatto tornare a casa con il 4% di carica residua e ho messo l’auto sotto carica ininterrotta a 3 kW fino a raggiungere il 90% di carica. La carica è iniziata alle 23:35 del 25 dicembre 2021 ed è terminata alle 18.36 dell’indomani, dopo 19 ore, avendo caricato 57 kWh.

In altre parole: basta organizzarsi un pochino e cambiare leggermente abitudini.