Ma Piazzapulita ha dimostrato che per fare Roma-Reggio Calabria in auto elettrica ci vogliono 52 ore!

Il 23 settembre 2021 Piazzapulita, il programma di La7, ha diffuso un servizio firmato da Chiara Proietti D’Ambra che descrive un suo viaggio da Roma a Reggio Calabria (710 km), fatto in auto elettrica, che ha richiesto cinquantadue ore. Due giorni e mezzo.

Non linko direttamente il programma per non regalargli traffico e visibilità: ne trovate copia su Archive.is. Il viaggio presentato da Piazzapulita è totalmente ingannevole e non rappresenta la normalità dei viaggi in auto elettrica.

Infatti Vaielettrico ha sbufalato il video di Piazzapulita rifacendo lo stesso viaggio, con la stessa auto elettrica, in nove ore e 43 minuti invece di due giorni. Oltretutto con un conducente non esperto e partendo con la batteria parzialmente scarica per emulare le stesse condizioni di partenza del servizio di Piazzapulita. Al ritorno, partendo con l’auto carica al 100%, ci ha messo nove ore e due minuti.

Queste sono le principali perle del video di Piazzapulita:

  1. L’auto parte da Roma con la batteria mezza scarica (al 65%). Un errore colossale, un’imbecillità totale che nessun automobilista elettrico farebbe e che fa partire il viaggio subito col piede sbagliato. Con un’auto elettrica si parte sempre per un viaggio lungo con la massima carica possibile, e di solito non è difficile farlo perché l’auto si carica stando in garage, attaccata alla presa, senza doverla per forza portare al “distributore” (alla colonnina). Altrimenti è un po‘ come uscire di casa col telefonino mezzo scarico e poi lagnarsi che a fine giornata è scarico. Ho chiesto spiegazioni alla giornalista via Twitter. La sua risposta testuale: “Perché purtroppo il noleggiatore dell’auto ce L ha dato così poco carica e non c è stato tempo di ricaricarla prima della partenza”. Un noleggiatore decisamente inetto, allora; e non si capisce quale fretta indiavolata ci fosse di partire senza passare da una colonnina rapida per un rabbocco. In ogni caso, già si parte con una situazione decisamente irrealistica rispetto alla normalità di chi possiede un’auto elettrica e quindi la carica bene prima di partire.


  2. Non è stata fatta alcuna pianificazione significativa del viaggio. Le colonnine non si cercano mentre si è in viaggio, si localizzano prima di partire. E si usano le tessere, non le app, per far funzionare le colonnine (2:40). Il pianificatore di Tesla, per esempio, indica otto ore di viaggio, non cinquantadue, e quelli delle altre marche non danno risultati molto differenti.
  3. Includere le ore passate a dormire in albergo (senza ricaricare) nel conto delle ore di viaggio è semplicemente disonesto. La giornalista ammette candidamente (a 4:10) che non va a cercare una colonnina perché è stanca. Con uno straccio di pianificazione (tipo cercarsi prima un albergo con una presa) avrebbe potuto caricare durante la notte, mentre dormiva, come faccio per esempio io quando devo fare un viaggio lungo in auto elettrica.
  4. Perché proprio Mondragone? Come mai la giornalista ha percorso strade statali e provinciali invece di prendere l’autostrada, e perché si è fermata proprio in questa località, fra tutte quelle (dotate di colonnine) lungo il percorso? HdMotori nota che Mondragone è “un buco nero per la mobilità elettrica, circondato da città molto più ricche di colonnine. Era davvero necessario fermarsi lì per la notte?”. L’ho chiesto anch’io.
  5. Perché è stato scelto un viaggio così lungo? Non è rappresentativo dell’uso medio dell’auto (elettrica o a carburante che sia). La percorrenza media in Italia è 31 km/giorno. Perché non fare un viaggio del genere in treno, per esempio, infinitamente meno stressante di ore e ore di guida?
  6. Non si corre a 130 km/h con un’utilitaria (credo una Zoe 50 R110, stando ai commenti e ai tweet) se si vuole ottimizzare l‘autonomia. Un’utilitaria non è fatta per viaggi lunghi e ha un’aerodinamica penalizzante ad alta velocità. Infatti si vede (a 1:49) che l’auto consuma in media 19 kWh/100 km, uno sproposito (non li consuma nemmeno la mia Tesla Model S, che è una grossa e pesante berlina, a 130 km/h), e a 3:44 si vede che la giornalista va a 127 km/h e poi ammette candidamente che “guidando a 130 km di velocità, l’autonomia della batteria piomba a poco più di 200 chilometri”. Già andando 10 km/h più piano aumenterebbe notevolmente l’autonomia ed eviterebbe lunghi tempi di ricerca di colonnine e lunghe soste di ricarica. Infatti poi la giornalista è costretta a rallentare drasticamente.


  7. Non si aumenta la velocità quando si è in riserva. La giornalista, con il 17% di autonomia residua, imbocca la tangenziale “così possiamo andare anche un po’ più veloce” (1:40). Questo è stupido quanto andare a 160 km/h per arrivare al distributore prima che finisca la benzina.  
  8. Non si mette sotto carica l’auto senza avere la minima idea di quanto tempo ci metterà (2:54). Non è difficile: lo dice l’app, lo dice la colonnina, e si possono anche fare due conti a mente (potenza della colonnina e kWh da caricare). Oltretutto se questa è una Zoe, ha la carica a 22 kW, per cui fa il “pieno” in un paio d’ore a quasi tutte le colonnine, anche quelle “lente”, e se è la Zoe con carica CCS (come pare), ha anche la carica rapida (mezz’ora per arrivare all’80%. Invece il servizio mostra che l’auto ha raggiunto soltanto il 50% dopo un’ora e 40 minuti (3:00).
  9. Staccare il telefonino dalla presa di ricarica dell’auto per ridurre i consumi (a 1:52) significa non aver capito assolutamente nulla di come funziona un’auto elettrica. Il consumo di un telefonino è del tutto trascurabile rispetto alla carica di una batteria per auto. È come pensare che un gabbiano che si poggia su un transatlantico lo possa rallentare.
  10. Tenere l’aria condizionata accesa (a 1:52) quando si è a corto di autonomia significa (di nuovo) non aver capito assolutamente nulla di come funziona un’auto elettrica. Il condizionatore incide in modo significativo sui consumi (come in un’auto tradizionale). Se sei in “riserva”, lo spegni, invece di staccare il telefonino. La giornalista spegne il condizionatore solo quando la carica residua è ormai al 9% (a 2:00).


  11. Durante le ricariche fatte in viaggio non si carica mai fino al 100%, ma ci si ferma intorno all’80%, perché quel 20% finale di ricarica è lentissimo per motivi tecnici (una batteria è un po’ come un bicchiere di vino: puoi riempirlo rapidamente quando è vuoto, ma devi procedere lentamente quando è quasi colmo). Qualunque automobilista elettrico lo sa. La giornalista, invece, dice di aver trascorso cinque ore a caricare (3:25).
  12. Se si pensa di fare viaggi lunghi ci si attrezza con un’auto elettrica in grado di caricarsi anche alle colonnine rapide (lo possono fare quasi tutte, forse anche quella usata nel servizio) e non ci si ferma alle colonnine lente... per poi lamentarsi che sono lente.

HDMotori ha pubblicato un’analisi più approndita e molto meno misericordiosa della mia.

In sintesi: il servizio ha preso una persona completamente inesperta di auto elettriche, le ha dato in mano un’auto poco adatta a un viaggio così lungo e non ha fatto alcuna preparazione. Con queste premesse, che a questo punto sembrano proprio scelte ad arte, il risultato non poteva che essere disastroso.

Una settimana più tardi, Piazzapulita ha dedicato una seconda puntata all’argomento e ha insistito sulle proprie posizioni di disinformazione e populismo, con una scelta di ospiti volutamente incompetenti. Se volete un riassunto di questa seconda puntata, potete leggerlo su Vaielettrico. È piuttosto chiaro, a questo punto, che il programma e il suo conduttore, Corrado Formigli, non avevano alcuna intenzione di presentare i fatti e intendono solo sostenere una tesi preconcetta.